lunedì 28 maggio 2007

TETRIS: un pozzo di pezzi pazzi

Chi avrebbe mai detto che un giorno qualcuno sarebbe riuscito a rendere divertente anche la geometria?
Eppure così è stato: ci ha pensato Alexey Pazhitnov, un giovane ricercatore russo dell’Accademia delle Scienze di Mosca che, nel 1985, ha messo a punto un semplice ma geniale videogioco ad incastro destinato a lasciare un segno indelebile nella storia degli arcade di tutti i tempi.
La grafica è pulita, minimale: sette figure geometriche di colori e forme differenti scendono a cascata dall’alto in basso, verso la base dello schermo.
Altrettanto chiaro è lo scopo: spostare e ruotare, ininterrottamente, i vari pezzi colorati, smaltendoli grazie agli incastri possibili finché non termina il livello di gioco e si passa a quello successivo.








Creando una riga orizzontale di blocchi senza interruzioni, infatti, i mattoncini spariscono in automatico e le figure sovrastanti cadono a formare linee nuove.
Semplice, coinvolgente, ricreativo.
E’ Tetris, orgoglio informatico di Madre Russia, uno dei passatempi di logica e ragionamento preferiti da larga parte dei bambini degli anni 80 (come dai loro genitori). E nonostante l'età ormai datata di questo rompicapo e il fiorire di nuove esperienze di gioco al limite estremo fra realtà e interattivo, il mercato dei videogames continua ancora oggi a riproporlo reinventandone il look per le console di ultima generazione.
Il suo sapore retrò e l'immediatezza della giocabilità, sapientemente abbinati alle più recenti possibilità grafiche, fanno di Tetris un evergreen che non smetterà mai di essere apprezzato.
Provare per credere:

http://giochi.alice.it/salagiochi/abilita/tetris/index.html#

http://www.flashgames.it/il.tetris.html

Do svidanija!

venerdì 25 maggio 2007

Con SANBITTER c'est plus facile

La musica, lo stile e il look degli anni 80 tornano a farci sorridere grazie a Sanbitter.
Da qualche settimana è infatti comparso in tv il nuovo spot del celebre aperitivo analcolico che vede protagonista Jean Pierre, testimonial storico della Sanpellegrino Bitter, riproposto nelle vesti di leader di svariate band (pop, heavy metal, dance) di inequivocabile impronta 80’s.
I completi in stile “Blues brothers” e le tutine da perfette Jane Fonda, insieme al suono elettronico delle tastiere, ai ballettini approssimativamente sincronizzati e alle moine divertite delle vallette bicolore, garantiscono un risultato ineccepibile.
Per non parlare del testo. Neanche Jerry Calà avrebbe saputo fare di meglio:

Senza musica non c’è l’aperitivo
ma qui ognuno ha il suo gusto soggettivo
Io che sono Jean Pierre, risolvo con Sanbitter
Guarda sotto il tappo e vedi subito se hai vinto
Uno stereo a prestazioni per sAntire tre canzoni
In tre stanze differAnti per far tutti più contAnti
E se vien la portinér, offrile un Sanbitter!
Con Sanbitter c’est plus Facile!


Geniale. Irresistibile. Praticamente più anni 80 degli anni 80 stessi, al confine fra parodia e realtà.
Un meritatissimo inchino all’agenzia di Armando Testa, che si è occupata della creazione e dello sviluppo di questo mitico spot, e alla stylist Diamante Cavalli, che ha curato con bravura entusiasmante il mood tipicamente anni ’80 dei costumi di scena.
Perché “con Sanbitter c’est plus facile!”:

http://www.youtube.com/watch?v=Ne6edI9qZMk

giovedì 24 maggio 2007

SUPER VICKY: una sorellina elettronica che dorme nell’armadio a muro

Una spruzzata di lentiggini sulle gote, capelli castano-ramati raccolti in un solenne fiocco rosso e un abitino a frappe e pois che è il sogno di tutte le colf: she’s a “Small Wonder”, altrimenti conosciuta come “Super Viky”, il disciplinatissimo robottino domestico di casa Lawson comparso per la prima volta sui teleschermi statunitensi nel 1985 e magistralmente interpretato da Tiffany Brissette.

Figlia “sintetica” dell’ingegnere elettronico Ted (Dick Christie), ideatore di questo cyborg con le fattezze di una bambina di 10 anni, e Joan (Marla Pennington), classica casalinga americana bionda e cotonata con la battuta facile, la piccola Viky, oltre ad essere un androide efficiente e disponibile, si rivela subito una bambina amorevole e piena di attenzioni. Ne sa qualcosa Jamie (Jerry Supiran), il fratellino in (molta) carne e ossa, che non perde occasione di farsi aiutare dalla wonder-sorella per sbrigare in pochi attimi i compiti di scuola o risistemare la cameretta in un baleno.


Figlia/sorella/governante/elettrodomestico irrinunciabile nella vita della famiglia Lawson, Ted, Joan e Jamie si ripromettono di mantenere segreta la natura robotica di Vicky, ma la forza sovraumana della bimba, i suoi movimenti scattosi e la cadenza monocorde della voce sollevano qualche sospetto sulla sua vera identità: non ci vedono chiaro i vicini di casa, un’allegra famigliola di ficcanaso rincretiniti il cui spirito invadente è ben riepilogato dalla figlia Harriet, l’antipaticissima (e per questo adorabile) bambina coi codini, innamorata di Jamie e sospettosa di Vicky.



Curiosità:


- Di questa serie sperimentale, prodotta con un budget molto esiguo ma campionessa di grandi ascolti, furono girati in tutto 96 episodi per un totale di 4 stagioni andate in onda tra il 1985 e il 1989.

- Dopo la sua fine si prese in considerazione l’idea della creazione di un alter-ego della protagonista, nel tentativo di dare vita a uno spin-off incentrato sul personaggio di Vanessa, un robot con le stesse capacità di Vicky ma dall’animo perfido. La proposta fu poi accantonata per mancanza di fondi.

- Vi state chiedendo che fine abbiano fatto i gloriosi interpreti di questo telefilm?
Tiffany Brissette, oggi poco più che trentenne, si è ritirata dalla scene nel 1990 e, dopo essersi laureata in psicologia, ha iniziato a lavorare in una comunità di recupero per bambini emotivamente labili.

- Jerry Supiran, oggi trentaquattrenne, dopo alcune piccole partecipazioni ad altre serie televisive, ha prematuramente concluso la sua carriera d’attore pur avendo continuato a lavorare nel mondo dello spettacolo come pianista e cantante in un gruppo di vocalist americani piuttosto noto negli States. Da sfatare - una volta per tutte - la leggenda metropolitana, diffusasi qualche anno fa, secondo la quale Jerry Supiran e William Patrck Corgan, l’interprete degli Smashing Pumpkins, sarebbero la stessa persona: oltre ad avere nomi evidentemente diversi, infatti, non coincidono neppure le date di nascita (1973 il primo, 1967 il secondo).


- Dick Christie ha abbandonato la scena televisiva nel 1999 per dedicarsi esclusivamente alla sua passione teatrale. Oggi ha 58 anni.

- Marla Pennington, splendida cinquantatreenne, dopo la chiusura della sitcom ha riposto i panni di attrice televisiva e teatrale per indossare quelli di conduttrice di una trasmissione culinaria simile alla nostra “Prova del cuoco”, su un’emittente locale americana. Ha inoltre recitato in alcuni spot pubblicitari e scritto qualche libro di cucina.

- Emily Shulman, infine, anch’essa trentenne, ha deciso di occuparsi esclusivamente della recitazione ed è diventata, oltre che attrice, anche agente teatrale.

Ed ecco a voi un'immagine recente della Tiffany Brissette di oggi, estremamente naturale e sorridente come il suo alterego Vicky non ci avrebbe mai fatto immaginare:

mercoledì 23 maggio 2007

SuperClassifica Show e il suo "gatto sul tetto che ascolta, con la faccia a tv"


SuperClassifica Show, debuttata nel ’78 su TeleMilano e poi passata su Canale 5 dal 1981 al 1995, può essere ragionevolmente considerata la madre di tutte le trasmissioni musicali italiane.
Suo ideatore e conduttore è Maurizio Seymandi, meteora degli anni 70 e 80 che realizza, con questo varietà musicale di grande fama, un programma settimanale di informazione sulle classifiche di vendita dei dischi (prima in vinile, poi su CD).
Vero idolo dello show è Oscar, uno spassosissimo gatto ciccione fasciato in una tutina da super eroe, protagonista dell’indimenticabile sigla realizzata a mo’ di cartone animato (http://www.youtube.com/watch?v=Vo5oW6BYciA).
A presentare la classifica dei 45 e 33 giri più venduti della settimana c’è, invece, DJ Super X (quello di “E ora restituisco la linea a Maurizio Seymandi”), volto dai tratti femminili ottenuto con una palla da discoteca corredata di cuffie e microfono.

Voci non confermate sostengono che il viso in questione sia quello dell’allora ventenne Federica Panicucci.
La voce del Dj, che è la stessa del Supertelegattone, appartiene invece a Franco Rosi (nella foto accanto), imitatore non troppo affermato nonché doppiatore del Discolaccio, la prima mascotte di Canale 5.
All’interno del programma, trasmesso tutte le domeniche all’ora di pranzo in stretta collaborazione con la rivista TV Sorrisi & Canzoni, vengono proposte anche interviste faccia a faccia con i cantanti del momento, ospitati in studio.
Il 19 marzo del 1995, dopo ben 900 puntate, arriva tristemente il giorno della sua chiusura.
Scomparsa la “Classifica” e terminato lo “Show”, a rimanere è soltanto il “Super”: è questo, infatti, il titolo del nuovo spettacolo musicale ideato sulla falsa riga del suo predecessore e condotto da Jerry Scotti per cinque anni, fino al 2000.

sabato 19 maggio 2007

FANTASMI, CHE PASSIONE!

New York, anno 1984. Peter (Bill Murray), Ray (Dan Aykroyd) ed Egon (Harold Ramis) sono tre professori di parapsicologia sulle tracce di fondamenti scientifici ai fenonemi extrasensoriali.

Allontanati in malo modo dal rettore della facoltà, i tre ricercatori, ostinati a proseguire le proprie indagini sul mondo dell’invisibile, si impegnano, ipotecando la casa di Ray, a racimolare qualche migliaio di dollari per acquistare un palazzo del centro (una vecchia caserma dei vigili del fuoco) e farne la propria base operativa: inizia in questo modo l'avventura degli acchiappafantasmi.
Temerari, efficienti e buontemponi, i ghostbusters sono pronti a fare piazza pulita delle creature maligne che affollano i grattacieli della Big Apple sfrecciando per le strade affollate di Manhattan a bordo della loro auto bianca super accessoriata.


Alleato indispensabile nella lotta contro i pericolosi mostri trasparenti è uno zainetto anti-ectoplasma (con annessi fucile e trappola per la cattura degli spiriti) di cui ciascun acchiappafantasma è attrezzato.

Ma l’impresa di disinfestazione spiritica richiederà più forze ed energie previsto, ed è per questo che Peter, Ray ed Egon, oltre ad assumere
Janine (Annie Potts), un'efficiente quanto bacchettona segretaria,
accoglieranno ben presto nella propria squadra il quarto ed ultimo membro: si tratta di Winston Zeddemore (interpretato da Ernie Hudson).


Simpaticissima e golosissima mascotte del gruppo, il fantasmino verde Slimer, un vero e proprio pozzo senza fondo di affetto e voracità.

Spietati e disumani, i nemici che la squadra si troverà ad affrontare sono, in ordine di apparizione, Gozer (lo zombie sui tacchi a spillo), il Distruggitore (una sorta di copia riveduta e corretta dell’omino Michelin) e infine Vico, il terribile demone dipinto in un quadro che i quattro acchiappafantasmi combatteranno nel seguito del primo film (Ghostbusters 2, del 1989).

Il successo di queste due pellicole è travolgente, uno dei più clamorosi di tutti gli anni ’80.
Testimone della “Ghostbusters mania” è anche il boom di vendite ottenuto della canzone omonima, interpretata da Ray Parker Jr. e rimasta al primo posto delle classifiche per ben tre settimane di seguito. Oltre ai film e alla relativa colonna sonora, raccolgono grandi consensi anche il cartone animato ideato sulla falsa riga della versione cinematografica, il videogioco per Commodore 64 e la mitica linea di personaggi, autentica pietra miliare nella storia delle action figures di quel periodo.









Per finire, eccovi un nostalgico collage casalingo che ritrae i nostri beniamini così com'erano ai tempi d'oro e, accanto, come sono oggi. Who ya gonna call? GHOSTBUSTERS!

mercoledì 16 maggio 2007

"E ti giuro che stasera vorrei tornare indietro nel tempo..." con RAFFAELLA

Gli anni 80 senza Raffaella Carrà sarebbero stati come il mondo senza la Nutella: scialbi, anonimi e decisamente poco gustosi. Ma il mito della Raffa nazionale incomincia ben prima del nostro decennio preferito. Nata a Bologna il 18 giugno del 1943, Raffaella Pelloni – questo il suo vero nome – trascorre l'infanzia nel piccolo centro riminese di Bellaria Igea Marina per poi trasferirsi, ad appena otto anni, nella capitale, dove incomincia a studiare danza presso l’Accademia Nazionale di Roma. Dopo un precoce debutto nel mondo del cinema a soli nove anni, diplomatasi a pieni voti presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, comincia per lei la stagione dei film che la vedrà impegnata, fra gli anni 50 e 60, in alcune prestigiose pellicole firmate da registri del calibro di Monicelli e al fianco di attori illustri e acclamati come Frank Sinatra ne “Il colonnello Von Ryan”.

Poi arrivano gli anni 70 e il trionfo a Canzonissima con l’incisione del suo primo, memorabile, successo ("Ma che musica maestro") che è anche il punto d’inizio della sua lunga e fortunata carriera discografica (ricordiamo, fra i brani più celebri di quel periodo, "Chissà se va", "Tuca tuca", "Fiesta" e "Rumore", primo pezzo dance made in Italy). Il suo ombelico scoperto scrive parte della storia del costume del nostro paese, facendo di lei un autentico "personaggio" capace di dettare mode e tendenze su ogni fronte. L’ottima riuscita di Canzonissima viene bissata, di lì a poco, con la conduzione del varietà tv Milleluci accanto alla sua amica e rivale di sempre: Mina, la “Tigre di Cremona”. Poi l’inizio delle tournèe su e giù per il Bel Paese con la registrazione, ovunque, del tutto esaurito, l’incisione di 3 dischi in spagnolo (su un totale di 14 nei soli anni 70) e finalmente l’arrivo del 1980 con la pubblicazione di “Mi spendo tutto”, anticipato dal singolo omonimo e dalla ritmatissima ”Pedro” («praticamente il meglio di Santa Fè!»).

E’ in questo momento che comincia ad avviarsi alla conclusione la relazione, nata pochi anni prima, con il regista Gianni Boncompagni, autore di svariati suoi numeri uno. Nel 1981 incide solo per l’estero (America Latina, Grecia, Spagna e Portogallo) il 33 giri “Caliente caliente” e l’anno seguente, dopo una parentesi lavorativa fuori dal nostro paese e la rottura con Boncompagni, prontamente rimpiazzato dall’allora coreografo Sergio Japino, Raffaella torna in Italia affiancando Corrado, Zero e Sabani nella conduzione di Fantastico 3. I riflettori sono tutti per lei: il pubblico ama la sua Raffa e Raffa ama il suo pubblico. Sigla del programma è l’indimenticabile “Ballo, ballo”, uno dei pezzi che meglio rappresentano l’euforia scoppiettante di questa eclettica interprete e che non manca di piazzarsi ai vertici delle Hit Parade.

Nell’83 partecipa perfino a Sanremo (senza tuttavia lasciare il segno) con la canzone “Soli sulla luna” ma il successo travolgente, quello clamoroso, arriva nel settembre dello stesso anno con il programma “Pronto…Raffaella?”, che inaugura la fascia di mezzogiorno dei programmi Rai e consente alla Pelloni di portare a casa ben tre telegatti. All’interno di questo talk-show (di cui è anche autrice, e che si protrarrà fino all’85) Raffaella propone quiz e giochi con i telespettatori, intramezzando la conduzione con irripetibili balletti ed esibizioni ipnotiche sulle note dei suoi già numerosi e irresistibili motivetti.

Più che di un programma televisivo, è più corretto parlare, per “Pronto…Raffaella?”, di un vero e proprio fenomeno mass-mediatico nazionalpopolare che catalizza fino a 14 milioni di avvinti e fedelissimi telespettatori, ogni giorno, durante l’ora di pranzo. Due anni più tardi Sua Raffità fa nuovamente centro con il programma serale “Buonasera Raffaella”, cinque puntate in diretta da New York dedicate ai giochi, ai racconti della gente e alle interviste coi personaggi famosi.
Nel 1986 ottiene grandi consensi di pubblico con l’edizione pomeridiana di Domenica In: sei ore di diretta che consacrano indelebilmente la sua innata vocazione di presentatrice e l’impeccabile cura nella preparazione artistica dei suoi spettacoli.

Nell’87 passa su canale 5 e si cimenta nella conduzione del “Raffaella carrà show”, uno spettacolo serale di alto profilo, ricco di importanti ospiti internazionali che sister Raffa incontra direttamente nei salotti delle loro case. E’ in questo periodo che Japino, oltre che compagno e coreografo del caschetto biondo più famoso d’Italia, diventa anche il registra di tutte le successive produzioni televisive a marchio Carrà, affiancandone e sostenendone il successo. Nell’88 è la volta de Il “Principe azzurro”, spettacolo di grande successo in onda in prima serata sempre sulla rete del biscione, in cui Raffaella offre alle nuove leve artistiche la possibilità di emergere cantando, ballando, suonando o esibendosi nei modi più fantasiosi. E infine gli anni 90 con il “Soca dance” e l’ideazione di "Carramba che sorpresa", ma questa è un’altra storia.
Gli anni 80 devono sicuramente molto a questo personaggio eccezionalmente poliedrico e di travolgente impatto visivo.

I bambini di allora hanno amato il suo aspetto spiritoso e al tempo stesso rassicurante, un po’ mamma, un po’ Barbie e un po’ fatina. Gli adolescenti si sono scatenati sui ritmi accattivanti e le parole maliziose delle canzoni del suo vasto repertorio, mentre nonni e genitori non hanno mancato di seguire con partecipe entusiasmo gli show e le trasmissioni che l'hanno vista protagonista. Icona gay per eccellenza, amata, venerata, raccontata e imitata in mille e più modi differenti, Raffaella Carrà è e resterà per sempre l’anchor woman più in gamba) della storia televisiva internazionale degli anni 80 come di quella di tutti i tempi.

martedì 8 maggio 2007

A caccia di 80

Che ci piaccia o no, il sano trash made in 80’s è irrevocabilmente tramontato.
Gli anni de “la formica che invece non cica lei mica” si sono conclusi per lasciare spazio ai tempi dei bambini che fanno “ooh”.
Quel che prima era Ciavarro oggi si è tradotto in Scamarcio e alla risata contagiosa di Eddie Murphy è subentrata l’espressività sarcastica di Ben Stiller.
La notte che vola della Cuccarini ha ceduto il passo alle “Sere nere” di Tiziano Ferro, mentre le maghette Creamy ed Emy Mei sono state mandate in pensione dalle scollatissime fatine Winx.
E Wilma de Angelis, inossidabile grandmother degli italici fornelli di 20 anni fa? A casa pure lei, rimpiazzata da Antonella scema&felice Clerici.

Ma non tutto è andato perduto, e vi invito ad aiutarmi a ricordare lasciando anche voi una lista di quel che ha resistito all’usura del tempo, dopo oltre venti primavere.

Ecco la mia:

- il ¾ di Lory del Santo (oltre ai suoi capelli senza forma e senza perchè)
- la soap Beautiful (con Brooke e Ridge sempre al punto di partenza)
- gli ovini Kinder
- i Grisbì (che tutt'ora imperano negli Autogrill)
- le sorelle carlucci (una – ahinoi – imprestata alla politica, l’altra impegnata col ballo in tv)

- le Morositas
- gli Uniposca
- la Ciccone (sempre più scosciata, sempre più svociata)
- il Wrestling (purtroppo)
- la Corrida (senza Corrado)
- il Bagaglino e Pamela Prati (tenuti in vita con le macchine: non ce ne libereremo mai)
- i Big Babol
- Cher (e il suo cher-one)
- la Nutella
- la tinta (da processo) di Biscardi
- le liquirizie Tabù nella loro tipica scatola metallica
- Gorge Michael (oggi un po’ più simile ad Alan Sorrenti)
- i Pan di stelle Mulino Bianco

- Paperissima e il Gabibbo
- il tubo di Baci Perugina
- Beppe Grillo (più un politico che un comico)
- Giorgio Faletti (più che un comico, uno scrittore)
- l’Allegro chirurgo
- la Fiesta (e gli alcolisti anonimi di cui questa merendina è responsabile!)

- il Crystal Ball
- Super Mario Bross (riveduto e corretto per le nuove console)
- il Cucciolone, uno dei primi memorabili bisco-gelati con tanto di barzellette d'intrattenimento
- il platino della Carrà e di Enzo Paolo Turci
- le Zigulì (che valgono la spesa solo per il nome)

Madonna negli anni 80: "Come una vergine toccata per la primissima volta..."


Trucco volgare, sopracciglia importanti a contrasto con l’ossigeno dell’acconciatura e improbabili abitini appesantiti da crocefissi e accessori multicolor fanno di lei la prima vera “Material girl” della storia della pop music. Maliziosa ed arrogante quanto basta per risultare credibile, baraccona e provocatrice senza troppi complimenti, miss Louise Veronica Ciccone (figlia di Silvio Ciccone, originario di un piccolo centro abruzzese in provincia de L’Aquila) si trasferisce appena adolescente nella Grande Mela dove, nel 1983, pubblica il suo album d’esordio, “Madonna”, dal quale saranno subito estratti ben cinque singoli (“Everybody”, “Holiday”, “Borderline”, “Burning up/Physical Attraction” e “Lucky star”). Leggenda vuole che sia partita per New York con soli 37 dollari in tasca e tanta voglia di diventare qualcuno. E così è stato. Il 1984 è l’anno dell’exploit con la realizzazione della sua prima, significativa, esperienza cinematografica come protagonista del film “Cercasi Susan disperatamente” e l’uscita del secondo disco, “Like a virgin”, in testa alle classifiche con oltre dieci milioni di copie vendute.
Nel 1985 prende avvio la prima tranche di concerti, che si limita però agli Stati Uniti e al Canada: si tratta del “Virgin Tour”, con cui la Ciccone comincia a dettare legge in termini di moda sfoggiando una lunga e audace carrellata di look decisamente poco sobri che rimarranno ben impressi nella storia degli anni 80 come in quella di oggi. E’ proprio lei, in quel momento, l’artista con il maggior numero di album e singoli venduti in tutto il mondo.
Nel 1986, dopo un clamoroso flop con il film “Shanghai Surprise”, che la vede protagonista insieme al marito Sean Penn, arriva per Madonna un nuovo successo planetario: l’album “True Blue” vende oltre 20 milioni di copie e le consente di portare a casa svariati premi e riconoscimenti grazie a una copiosa serie di estratti destinati a divenire numeri uno ("Live to tell", "Papa dont preach", "Open your heart", "True blue", "La isia bonita”). Nuova e, ancora una volta, criticatissima prova cinematografica nel 1987 con "Who's that girl", la pellicola che la vede protagonista nei panni di Nikki, una ribelle ragazza punk. Di lì a poco l’uscita dell’album contenente la colonna sonora che si fregia di quattro nuove hit: "Who's that girl", "Causing'a commotion", "The look of love" e "Can't stop". In quell’anno parte anche in suo primo tour mondiale ("Who's That Girl Word Tour”) e viene registrata una prima compilation antologica contenente alcuni dei suoi più grandi suoi successi remixati. Poi arriva il divorzio con il marito e la prima, insoddisfacente, prestazione teatrale come attrice principale della commedia "Speed The Plow”. Infine il 1989, l’anno di “Like a prayer”: la critica lo etichetta come “l’album pop che più degli altri si avvicina all’arte” e Madonna viene incoronata “Mega artista degli anni 80”, uno dei premi più prestigiosi della storia della musica contemporanea. Cause we are living in a material world…

giovedì 3 maggio 2007

80 VOGLIA DI 80


Sono nato nel 1982, mentre la nazione esultava per la vittoria sui crucchi ai mondiali di calcio e Loredana Bertè inciampava sul palco del Festivalbar ribadendo al pubblico di non essere una signora.

Nonostante io fossi, nella prima metà del decennio, appena un bambino, conservo ancora, da bravo nostalgico, parecchie memorie di quegli anni impareggiabili di eccessi e frivolezze.

Ricordo le gommine colorate in regalo nelle merendine Mulino Bianco e le copertine dei vinili che si infittivano sugli scaffali dei negozi. Ricordo i Levis chiari a vita alta, i gadgets e le bottiglie marchiate Coca Cola, le improponibili espadrillas nere di mio padre e le ridicole spalline imbottite di mia madre dal sicuro “effetto Mazinga”.
Ricordo anche le ipnotiche partite a Tetris e i palloncini di Crystal Ball, i pacchetti di figurine Panini e le pacchianissime confezioni di caramelle Haribo.
E come dimenticare gli scolli a “V” dei maglioni di almeno due taglie più grandi, i mobili laccati di casa, e le lunghe serie di Fiat Uno e Panda ferme nei parcheggi dei primi, grandi, centri commerciali? Per non parlare poi dei memorabili cartoni animati, delle innumerevoli serie tv e dei programmi, conduttori e sigle che hanno scritto larga e gloriosa parte della storia del tubo catodico del nostro Paese.

Erano tempi in cui era tutto così smaccato e vistoso, eppure così vero.

La moda era carica di tinte sgargianti e tagli trasversali. La musica affollata di ritmate sonorità dance e inverosimili effetti elettronici. Il cinema dava alla luce svariate pellicole destinate a divenire veri e propri film “cult” (da E.T. alle trilogie di Batman, Indiana Jones e Ritorno al Futuro; da L’attimo fuggente a Chi ha incastrato Roger Rabbit; da Pretty Woman a Flashdance; da Il nome della rosa a Il tempo delle mele).

Erano gli anni dei caschetti biondi e inappuntabili di He-man e Raffaella Carrà, dei baffi piacioni di Smaila e del Super Telegattone, della “Felicità” sobria e provincialotta di Al Bano e Romina. Gli anni dei culi del Drive In che si scontravano con le tette di Colpo Grosso, dell’amabile demenzialità di Benny Hill messa a confronto con la rogna proverbiale del Ragionier Ugo Fantozzi. Anni divisi fra il “blu puffo” e il “giallo Lego”, fra il glam-rock dei Duran Duran e il pop melodico degli Spandau Ballet.

Erano gli anni 80.

Ed è a quegli anni che voglio dedicare il mio primo blog, raccontando attraverso di essi parte della mia (e - immagino - anche della vostra) storia, e riaprendo cassetti forse chiusi da tempo ma certamente pieni di immagini a noi care e ricordi spassosi che vale la pena rispolverare. Easy Lady e Wild Boys d’Italia, dunque, fatevi sotto: è giunto il momento di tornare indietro nel tempo!