giovedì 30 ottobre 2008

“Sempre insieme, eternamente divisi”: LADYHAWKE

Correva l'anno 1985 quando nelle sale cinematografiche di tutto il mondo veniva proiettata la Ladyhawke di Richard Donner, nuova pellicola statunitense destinata ad entrare negli annali del genere fantasy su grande schermo.

Protagonisti un giovanissimo Matthew Broderick, già arrivato al successo grazie alla parte dell’adolescente ribelle di WarGames, qui nel ruolo di Philippe Gaston; Rutger Hauer, acclamato interprete di un inquietante cyborg in Blade Runn, ora nei panni del capitano Etienne Navarre; e infine l’incantevole Elvira di Scarface, meglio conosciuta come Michelle Pfeiffer, stavolta sotto le spoglie di Isabeau d'Anjou, la giovane misteriosa intorno alla quale ruota l’intera vicenda.

La storia si svolge in piena età medievale, in un imprecisato borgo fortificato del centro Europa dove il piccolo ladro Phillipe Gaston, detto il Topo per la sua corporatura minuta, riesce a fuggire dalle prigioni del castello di Aguillon poco prima della sua esecuzione capitale.

Durante la fuga dalla città, inseguito dalle temibili guardie del Vescovo che l’aveva fatto schiavo, il giovane incontra Etienne Navarre, l’ex capitano delle pattuglie vescovili che, battendosi contro i suoi vecchi soldati, lo porta al sicuro.

Per Phillipe non sarà facile capire che il suo oscuro salvatore è in realtà vittima di una maledizione, scagliata contro di lui e la sua amata dal malvagio Vescovo della contea che, invaghitosi della giovane donna senza essere corrisposto, è ricorso alla magia per dividere la coppia. Ed è così che di giorno lei si trasforma nello splendido falco che Navarre cura e protegge con dedizione, mentre la notte lui assume le sembianze di un feroce lupo grigio, docile solo alle carezze di Isabeau.


In loro soccorso subentra ben presto anche il vecchio eremita Imperius, un tempo monaco al castello del Vescovo, ripudiato da quest’ultimo e a conoscenza del triste segreto dei due amanti, che svela a Navarre l’unica via di salvezza: i due potranno rompere il maleficio soltanto se riusciranno ad assumere le loro sembianze umane, nel medesimo istante, davanti agli occhi del Prelato. Per farlo essi dovranno tornare al castello del Vescovo nell’attesa dell’imminente arrivo di “un giorno senza la notte e una notte senza il giorno”, prefigurato in sogno dall’anziano indovino.

Una fuga, un’incontro, una storia d’amore, tutti incentrati, dunque, intorno al tentativo – sul finale appagato – di Isabella e Navarre di fare ritorno alla città di Aguillon per spezzare l'incantesimo che da tempo li tiene divisi e potersi così nuovamente ricongiungere come due amanti realizzati.



CURIOSITA’:


- La località da cui Philippe evade, nella trama originale, è L’Aquila e lo stesso Vescovo è il vescono della città, ma nel doppiaggio italiano L'Aquila è diventata Aguillon in modo da assumere dei richiami francofoni, sia per coerenza con i nomi dei protagonisti, sia probabilmente nel timore che presentando un "cattivo" identificabile come italiano il film potesse essere criticato dal nostro pubblico.

- Nonostante il richiamo, nell’edizione italiana, a un'ambientazione di tipo francese, il film è stato girato (coerentemente con la trama originale) quasi interamente in Italia, tra le province di Parma e Piacenza e all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a Campo Imperatore (in Provincia dell'Aquila). Il rifugio del monaco è la Rocca di Calascio (nella foto sopra), mentre i borghi medioevali mostrati includono le località di Torrechiara, Castell'Arquato, Soncino, Bacedasco di Vernasca. La chiesa al cui interno si svolge la scena finale è San Pietro a Tuscania.

- La colonna sonora del film è opera del compositore e orchestratore Andrew Powell. Nel 1996 ne è stata pubblicata la versione definitiva dal titolo "Ladyhawke - Original Motion Picture Soundtrack" che sostituisce la prima versione del 1985 e contiene brani inediti e non rielaborati.

- Il film ha ricevuto la nomination agli Oscar del 1986 come Miglior sonoro (Best Sound) e Miglior montaggio sonoro (Best Effects - Sound Effects Editing), senza tuttavia vincerli. Ladyhawke ha comunque portato a casa il “Saturn Award” dell'Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films per i Migliori costumi (Best Costumes) e come Migliore film fantasy (Best Fantasy Film), ricevendo inoltre le nomination come Migliore musica (Best Music) e Migliore attrice (Best Actress). Fra gli altri premi ricordiamo anche il Golden Reel Award della Motion Picture Sound Editors statunitense come Best Sound Editing - ADR e Best Sound Editing - Sound Effects.


- La spada di Navarre rappresenta un piccolo anacronismo nel film: ha una foggia successiva al XIII secolo, periodo in cui si svolge la vicenda

- L’eclissi si profila dal rosone della chiesa, mentre Navarre si batte con Marquet.

- Navarre, nella sequenza finale, entra in chiesa e ingaggia un duello con il soldato che ha preso il suo posto come Comandante delle Guardie: il combattimento è per lo più “uno ad uno”, tipico di stili come quello greco, non certo medioevale.

Nessuno per altro osa muoversi, compreso il drappello di soldati che Navarre supera prima di entrare in città, e, perfino quando il Vescovo viene ucciso, nessuno dei molti uomini di chiesa presenti muove un dito: si arriva così alla scena finale in cui Navarre solleva Isabeau tra le sue braccia sotto gli applausi di tutti. Se si dà per sconato che nessuno conosca la storia della maledizione, appare allora piuttosto irrazionale una trama in cui un uomo entra in chiesa durante la funzione, attacca le guardie, uccide il Vescovo, e per questo viene applaudito.

- Leo McKern, interprete dell’eremita Imperius, si è spento il 23 luglio del 2002, un paio di anni dopo essersi ritirato dalla scena teatrale a causa del diabete e di altri problemi di salute.


CITAZIONI:

- "Non ho visto ciò che i miei occhi hanno visto, non credo ciò che la mia mente crede, mio Dio. Queste sono cose magiche, sono cose misteriose, di cui ti prego, Signore, non rendermi partecipe."

- "È giorno vecchio mio. Lo era ieri e lo sarà domani. "

-"Signore, in verità io parlo con Dio continuamente, ma, senza offesa, non ti ha mai nominato."

- "Io credo nei miracoli, Marquet. Il mio ruolo me lo impone."

- “I migliori risultati li ho ottenuti con le bugie”

venerdì 17 ottobre 2008

It Must Have Been... ROXETTE

Più di 70 milioni di album e oltre 15 milioni di singoli venduti in tutto il mondo, senza contare il quantitativo impressionante (superiore ai 400) di dischi d’oro e di platino aggiudicati a pieno merito: è questa la storia a grandi cifre dei Roxette, duo musicale svedese che ha raggiunto completa notorietà tra la fine degli anni '80 e gli inizi degli anni '90 riuscendo a portare, primi fra tutti, la pop music europea alla conquista del mercato discografico statunitense.

La storia dei Roxette ha inizio nel 1986, quando Per Gessle, idolo del gruppo Gyllene Tider, decide di unirsi artisticamente all’amica e collega Marie Fredriksson, già affermata cantante solista, con l'idea di unire voce e chitarra realizzando melodie orecchiabili per canzoni di facile ascolto.


Il loro primo album, “Pearls of Passion”, pubblicato unicamente in Svezia, totalizza oltre 250 mila copie. Un successo preannunciato destinato a non tardare a ripresentarsi. L’anno successivo “Dance passion”, un remix di canzoni estratte da “Pearl of passion”, lancia i Roxette anche nelle discoteche, fra il pubblico notturno, lasciando tuttavia il duo ancora semi sconosciuto sul panorama artistico internazionale.

Il boom di vendite si ripete poi nel 1988 con l’uscita del secondo album, “Look sharp”, che consente ai Roxette di farsi scoprire e apprezzare al di fuori dalla madre patria, mentre “The look” e “Listen to your heart” salgono al numero uno delle classifiche USA rilanciando il loro successo in tutto il resto d’Europa.

Nel 1990 a consacrare la loro fama è l’inclusione del singolo “It must’ve been love”, riarrangiato per l’occasione, all’intero della colonna sonora del film Pretty Woman, una fra le più popolari e benamate pellicole dell’intero decennio.

Gli anni 90, periodo di intensa promozione a livello mondiale, vengono inaugurati dai Roxette con il lancio, nel 1991, del terzo album “Joyride” (più di 10 milioni di copie vendute e i primi posti garantiti in tutte le classifiche), proseguiti nel ’92 con “Tourism” (16 canzoni registrate da camere d’albergo, concerti e altre più o meno insolite location), nel ’93 con “Crash” Boom” Bang!” (confezionato sull’isola di Capri) e nel ’99 con “Have a nice day” da cui saranno estratti ben 4 singoli (“Wish I could fly”, “Stars”, “Salvation” e “Anyone”) tutti ai vertici delle classifiche, con più di 3 milioni di copie andate a ruba.

Infine gli anni 2000, accolti con l’uscita del settimo album, “Room Service” (oltre 1 milione di copie nel 2001), e la pubblicazione di ben tre Greatest Hits, rispettivamente nel 2002, nel 2003 e nel 2006: “The ballads hits” e “The pop hits”, dove un paio di nuovi pezzi si mescolano con armonico equilibrio agli indimenticabili evergreen del passato, mentre in “The ROxBox / Roxette 86-06” vengono celebrati i vent’anni esatti dalla nascita del gruppo con un’antologia di brani noti infarcita da materiale inedito.




Curiosità:

- Stando a quel che racconta una storia creata ad hoc e amplificata dai media come solo loro sanno fare, il duo Roxette sarebbe divenuto famoso negli Usa grazie a un certo Dean Cushman, studente (immaginario) di Minneapolis che, ritornato dalla Svezia negli States con la cassetta di “Look Sharp!” sarebbe riuscito a convincere la stazione radiofonica KDWB 101.3 FM a far passare più volte il pezzo garantendone – leggenda vuole – l’indiscusso successo discografico.

- Il cd “Look Sharp!” ha venduto complessivamente 8 milioni di copie ed è stato premiato come "Miglior album svedese" con il premio Rockbjornen.

- Il 9 gennaio 1993 i Roxette hanno registrato al Cirkus di Stoccolma un concerto Unplugged per MTV. Nello stesso anno il brano “Almost Unreal” è stato scelto per la colonna sonora del film Super Mario Bros.

- La cover remixata di Stars, terzo singolo estratto da “Have a nice day”, è stata utilizza per un certo periodo di tempo all’interno di uno spot pubblicitario della Vodafone.

- Dallo stesso album, l’ultimo estratto, il singolo Salvation, è stato corredato da un video clip girato in Italia tra Napoli ed Amalfi.

- A ridosso dall'uscita di “A Thing About You” per la promozione del nuovo Greatest Hits, a Marie Fredriksson è stato diagnosticato un tumore al cervello, dopo aver battuto violentemente la testa cadendo nel bagno di casa. Il tumore risulta malingo e la Fredriksson viene operata dopo quasi un mese di recupero post-trauma e sottoposta a lunghi mesi di chemioterapia e radioterapia. A causa di questa vicenda Marie ha subito alcuni danni permanenti al cervello, perdendo la capacità di leggere e contare oltre a parte della vista dall’occhio destro e della mobilità del lato destro del corpo. Nel 2003, dopo una mostra di alcuni suoi autoritratti, la grandissima Marie Fredriksonn ha pubblicato a soli 6 mesi dalla diagnosi di cancro “The Ch’ange”, suo unico album solista in inglese.

- Il 29 novembre 2005 Marie Fredriksson e Per Gessle si sono riuniti al Dorchester Hotel di Londra per la presentazione dei premi della Broadcast Music Incorporated, meglio conosciuta come BMI. Per Gessle ha ricevuto il premio per “It Must Have Been Love”, trasmessa dalle radio statunitensi più di 4 milioni di volte. “Listen To Your Heart” è invece stata premiata, grazie alla cover di D.H.T., come migliore canzone dance dell'anno.

- Negli USA, per pubblicizzare la prima stagione (2006) della serie televisiva “Ugly Betty”, la ABC ha mandato in onda degli spot promozionali usando, come sottofondo musicale, la canzone The Look.

mercoledì 8 ottobre 2008

Anni 80 SCUOLA di (in)VI(c)TA

Se la più “anniottantesca” fra le tecnologie informatiche di 20 anni fa è il Commodore 64, e se fra i giocattoli di allora il cubo di Rubik risulta a furor di popolo il più rappresentativo, nel mondo della scuola e dei suoi feticci la parola d’ordine è una sola: Invicta.

Una collezione di zaini di differenti modelli e colori nata nel 1906 da un’azienda inglese produttrice di sacchi per la marina militare e divenuta poi, negli anni 80, un vero e proprio oggetto di culto per i teenager di un’intera generazione.
Con o senza dediche e scritte, spoglio o murato di pupazzi e gingilli, fluo giallo e verde con catarifrangenti o bianco a righe rosse di tela leggera, lo zaino Invicta è stato l’impareggiabile compagno di bambini e adolescenti fra i banchi di scuola, nei pulmini delle gite scolastiche, in coda ai concerti e nelle uscite con gli amici.

Gli studenti del nuovo millennio lo hanno ormai definitivamente abbandonato, ma non è così raro incontrarne qualche datato esemplare a spasso per le città estere, segnale distintivo di italianità (oltre che di fresca stagionatura), sulle spalle degli odierni trenta-quarantenni lontani da casa.

L’azienda produttrice dell’Invicta, tuttavia, non è scomparsa: la sua sede si trova a Caerano di San Marco, in provincia di Treviso, ed è stata assorbita dal gruppo Diadora che pare abbia in progetto l’apertura di un museo dedicato al mitico zainetto colorato e l’allestimento di una nuova campagna pubblicitaria per un tentativo di rilancio del brand.

Oltre allo zaino Invicta, fra gli altri grandi must dell’era scolastica dei figli del Drive In ricordiamo:

- le cartelle ispirate alle linee di giocattoli e cartoni animati dell’epoca, fra cui i più fortunati He-man, Goldrake, Barbie e Poochie.

- gli astucci a scomparti, il cui corredo era solitamente composto da una matita, una gomma, qualche penna, un righello e una mini squadra, un temperino e un set di matite colorate di quantità variabile fra i 6 e i 12 pezzi.

- i pennarelli Carioca, memorabili oltre che per le loro prestazioni anche per il rumore sibilante prodotto dallo sfregamento della punta sulla carta, e le matite colorate Giotto, così armoniose e rassicuranti nelle loro tinte pastello conservate in scala cromatica nella bucolicissima confezione col pittore.

- la Biribiro, pennone multipunta dotato di ben 10 diversi colori di scrittura, ciascuno associato a una differente profumazione.


- i quadernini mini formato, fra cui i famosi “Jeans” (fin troppo simili, a ben vedere, a confezioni di preservativi extra-large).

- i regoli colorati, semplice sussidio plastico per introdurre i bambini nel magico mondo dei numeri e del calcolo aritmetico.

- la paper mate della Replay, biro cancellabile il cui inchiostro diveniva indelebile trascorse le 24 ore, tutt’ora una fra le penne più vendute al mondo.

- la gomma bicolor Pelikan, per cancellare inchiostro (parte blu) e matita (parte rossa) da qualsiasi superficie scritta.

E ora la parola a voi: quante e quali altre cose ricordate sopra ai banchi di scuola fra l’80 e l’89?