martedì 24 luglio 2007

T come TINA, T come TURNER

Grintosa, trascinante ed eternamente giovanile, con un paio di gambe da copertina e una vagonata di sex appeal tale da far impallidire una ventenne, Tina Turner (vero nome Anna Mae Bullock, nata a Nutbush il 26 novembre 1939), oggi meravigliosa signora sessantottenne, è senza dubbio una delle cantanti statunitensi più celebri nel mondo della musica rock e del soul internazionale, oltre che un mito senza tempo e senza eguali. Dopo un inizio a soli 10 anni come corista gospel nella chiesa battista della sua città nel Tennessee, trasferitasi a St. Louis insieme alla sorella, Tina incontra il musicista Ike Turner, enfant prodige di pianismo blues e talent-scout per svariate etichette, con cui realizza, oltre a un matrimonio di breve durata, le primissime produzioni discografiche (nel 1958 il brano d’esordio Little Ann, seguito nel 1960 da A Fool In Love sino ad arrivare, nel 1971, a Proud Mary, uno dei capisaldi del suo repertorio) divenendo la lead singer del gruppo "Ike & Tina Turner Revue".
Gli anni 70 la portano, complice il divorzio dal marito, tmomentaneamente lontana dalle scene musicali. Ma il tempo perso è grandiosamente recuperato negli anni 80, con una serie di successi internazionali destinati a lasciare il segno.
Il suo singolo Let's stay together, cover di una canzone di Al green's, entra immediatamente tra i primi posti delle classifiche di inizio ‘84. Il secondo singolo, What's love got to do with it, diventa uno dei pezzi più venduti dell'anno e resta per tre settimane al numero uno.
Il suo album "Private Dancer" include due nuovi pezzi da top ten: la title-track insieme a Better be good to me. Nel 1985 prende parte al cast di “Mad Max: oltre la sfera del tuono” (con Mel Gibson) e interpreta la canzone-tema del film, We don't need another hero, che si piazza al secondo posto della hit-parade. È il momento più importante della sua carriera: duetta con Mick Jagger in Live Aid, uno dei più grandi eventi musicali della storia, si esibisce in concerti in luoghi suggestivi come il Maracanà di Rio de Janeiro e con grandi cantanti del calibro di Bryan Adams, Rod Stewart, Elton John, David Bowie ed Eric Clapton.

Oltre ad altri album di successo - "Break Every Rule" (1986), "Foreign Affair" (1989) e "Golden Eye" (1995) Tina si improvvisa anche scrittice e dà vita a un’autobiografia che diventa subito un bestseller da cui nascerà anche un film intitolato What's Love Got To Do With It.
Pur non calcando più le scene da 7 lunghi anni (l’ultimo concerto è del 2000, al Wembley Stadium di Londra) è stata recentemente pubblicata una sua raccolta di successi, "Tina Turner all the best hits", che ripercorre tutte le tappe della sua lunga e fortunata carriera, la cui canzone più rappresentativa rimane senza ombra di dubbio la mitica The best (senza il simply!) del 1989.

lunedì 16 luglio 2007

GIOCA JOUER nel 2007 come nell'82

Pensavamo di essercene liberati per sempre, e invece ci sbagliavamo: per la gioia o il terrore di tutti torna, dopo un quarto di secolo, il memorabile gioca jouer, con un video tutto nuovo per festeggiare i suoi 25 anni. Le riprese sono state realizzate fra l’America, l’Africa, l’Europa, l’India e la Cina e il filmato è stato tradotto anche in inglese, francese, spagnolo, tedesco e cinese. Alcune parti della traccia vocale sono state recuperate dalla registrazione originaria, quella che ha per vocalist un Claudio Cecchetto anni 80 no limits.













Le mosse proposte sono sempre le stesse (dormire, salutare, autostop, starnuto, camminare, nuotare, sciare, spray, macho,clacson, campana, ok, baciare, capelli, saluti, saluti, Superman) ma questa volta a simularle c’è gente agghindata e collocata nei modi e nei luoghi più disparati.
Cecchettari di ogni parte del mondo, dunque, unitevi: è arrivato (o meglio, ritornato) il vostro momento!


Per vedere il nuovo video cliccate qui e spingete play:
http://www.giocajouer.cc/videoita.htm

venerdì 13 luglio 2007

Bye bye Mr. KINDERKIND


Günter Euringer ha sorriso agli adulti e ai bambini italiani e di mezzo mondo sugli scaffali di tutti i supermercati negli ultimi 38 anni. Ma nulla è per sempre e persino lui, l’originale bambino della Kinder, è stato mandato in pensione dall'ufficio Marketing della Ferrero. Già da un paio d'anni, infatti, l'azienda di Alba ha ridisegnato la confezione delle famose barrette di cioccolato, scegliendo di cambiare il volto del suo longevo testimonial.

Addio dunque al caschetto anni 70 (anzi, anni 60: la vecchia foto è del 1968), a quella camicina a righe bianco-rosse e al faccino pulito da bravo scarrafone: adesso al suo posto c'è un ragazzino di Bologna dal viso pienotto, la polo arancione e il sorriso un po' da castoro.


Risultato: una mezza rivolta su internet con la Ferrero bombardata di email, l’apertura di un frequentatissimo blog da parte di due adolescenti campani ( http://www.bambinokinder.splinder.com/ ) e l’ex Kinderkind che esce allo scoperto pubblicando “Das kind der schokolade”, la propria autobiografia. Ecco alcune sue dichiarazioni:

- “I dolci non sono mai stati una mia passione e il Kinder Cioccolato è entrato in casa mia di rado, portato da qualcun altro. Io della celebrità sono stato orgoglioso solo all'inizio, per scherzare con i miei compagni di scuola, poi basta. Mi faceva sorridere quando qualche cassiere di drogheria mi riconosceva. Poi per fortuna sono cresciuto e cambiato. I miei mi hanno educato a essere modesto e discreto, alla mia privacy ci tengo".

- "Durante la mia prima seduta fotografica mi facevano in continuazione sorridere, e mentre lo facevo tra me e me insultavo più pesantemente che potevo il fotografo. E' la prima cosa a cui pensavo sempre quando mi rivedevo sulle confezioni Kinder".

- "Tutti pensano che sia diventato ricco. E in effetti lo ero, quei soldini alla mia età non erano pochi. Mia madre me li mise in banca fino alla maggior età, ma li usai per pagare delle multe prese in motorino. Avrei potuto chiedere che mi fossero riconosciuti tutti i diritti sull'immagine, ma non mi importava".

- "La mia foto l’hanno ritoccata quasi ogni anno, in realtà. Cose davvero minime, ma percepibili. Anzi, era un gioco per me al supermercato vedere se trovavo nuovi cambiamenti. La mia palpebra destra è stata un po' sollevata, i capelli ritinti, le labbra arrossate, e il sorriso è diventato sempre più bianco. Ma ero sempre io. A parte le orecchie: il caschetto me le copriva del tutto, così aggiunsero quelle di un altro, al computer".


Günter Euringer oggi è un 44enne di Monaco sposato con due figli e, dopo aver tentato vari mestieri (dall'autista al commesso viaggiatore), è tutt’ora impegnato come cameraman in uno studio nella capitale della Baviera dove ha preso parte alla riprese dell’Ispettore Derrick e alla registrazione di svariati spot pubblicitari.

giovedì 12 luglio 2007

Ritorno agli anni 80, RITORNO AL FUTURO

Vera, grande, unica e intramontabile icona del cinema anni ottanta, quella di Ritorno al futuro è una trilogia di pellicole fantascientifiche di enorme successo, il cui primo capitolo fu proiettato nelle sale nel 1985.
I tre film sono ambientati ad Hill Valley, cittadina immaginaria della California, e narrano una serie di peripezie a cavallo di varie epoche della storia americana (su e giù fra il 1955, il 1985, il 2015 e il 1885) affrontate dal giovane Marty McFly (Michael J. Fox) e dal suo compagno di viaggi e d’avventure, lo stravagante scienziato Emmett "Doc" Brown (Christopher Lloyd), inventore di una bizzarra macchina del tempo ricavata da un'autovettura De Lorean DMC-12.
Nel corso dei tre episodi i due si trovano a dover lottare contro il tempo per risolvere una serie di problemi passati che potrebbero stravolgere la realtà presente, come il mancato matrimonio dei genitori di Marty negli anni cinquanta, la morte di Doc a causa di un feroce pistolero nel 1885, o
l'uccisione del padre di Marty per mano del suo eterno rivale Biff Tannen.

Divertente e ben congegnato, con un abile miscuglio di nostalgia, comicità ed effetti speciali, il film punta sul gioco dei paradossi temporali e affronta soprattutto l’idea che nessun ragazzo riesca davvero a concepire che i suoi genitori siano stati anch’essi, un tempo, giovani come lui.



Qualche curiosità:

- La genesi del progetto "Ritorno al futuro" si deve ad una circostanza fortuita, capitata al produttore e sceneggiatore Bob Gale nel 1980: impegnato a sgomberare la soffitta di casa, Gale trovò il diario di classe del padre e scoprì che il proprio genitore era stato capoclasse. Incuriosito dalla circostanza, cominciò a interrogarsi se all'epoca lui e il padre avrebbero potuto diventare amici, oppure se sua madre era davvero quella ragazza virtuosa che diceva d'essere stata. Ne parlò con l'amico Robert Zemeckis, ed insieme a lui cominciò ad abbozzare una sceneggiatura per trarne un film.
A realizzare il film ci pensò poi Steven Spielberg, che si impegnò nella produzione tramite la sua
factory Amblin Entertainment.


- L'emergente Michael J. Fox non fu scelto subito come protagonista poichè all'epoca era già impegnato sul set della sit-com Casa Keaton. I produttori dovettero perciò ripiegare su Eric Stoltz, ma dopo 6 settimane di riprese Zemeckis lo licenziò, ritenendolo non adatto alla parte. Fox, nel frattempo, aveva manifestato la sua disponibilità e riuscì ad ottenere la parte alternando le riprese sul set televisivo (di giorno) con quelle del film (di notte).

- In una delle prime stesure della sceneggiatura la macchina del tempo era un frigorifero nel quale rinchiudersi per effettuare il salto temporale: Steven Spielberg, produttore esecutivo della trilogia, cambiò lo script perché temeva che i bambini avrebbero iniziato a chiudersi dentro i frigoriferi per imitare il protagonista.

- Il cantante Huey Lewis, autore della canzone The Power of Love contenuta nella colonna sonora del film, fa una fugace apparizione nel ruolo del professore di liceo che valuta i gruppi che suonano nella scuola.


- All'inizio del film Doc dà appuntamento a Marty nel parcheggio del centro commerciale Twin Pines Mall (letteralmente I pini gemelli) dove gli mostra per la prima volta la macchina del tempo. Tornato indietro al 1955, Marty travolge accidentalmete uno dei giovani pini, di recente piantati dal fattore Peabody proprietario del terreno. In questo modo determina la trasformazione del nome del centro commerciale, che al suo ritorno al 1985 si chiama infatti Lone Pine Mall (Il pino solitario).

- Billy Zane, che interpreta il bullo Match qui e in Ritorno al futuro parte II (1989), nel 1997 fu anche nel cast di Titanic.

- Il 44enne attore canadese Michael J. Fox, affetto da una forma precoce del "Morbo di Parkinson" da diversi anni, ha rilasciato un'intervista al sito Moviehole.net in cui afferma di essere in trattativa per girare il sequel di "Ritorno al futuro" che lo vedrebbe nuovamente sulle scene, questa volta nei panni di Doc!


Qualche video da non perdere:

- il trailer della trilogia: http://www.youtube.com/watch?v=gGeEbDTNzos
- la scena della locomotiva che spinge la Delorean: http://www.youtube.com/watch?v=4tt4v8uA2rY
- gli errori sul set di Ritorno al futuro 2: http://www.youtube.com/watch?v=SBhuQko2IFM

martedì 3 luglio 2007

DOLCE FORNO o FRIGGI FRIGGI ?

Negli anni 80 a contendersi il premio “piccoli chef improvvisati crescono” sono due diverse ditte di giocattoli: Harbert VS Giochi preziosi. Due scuole di pensiero differenti, un unico obiettivo: divertire! Chi di noi, del resto, vedendo la mamma o la nonna alle prese coi fornelli di casa, non ha mai provato il desiderio di chiudersi in cucina, pronto a cimentarsi in rosticci e pasticci senza dosi né moderazione? A questo ci hanno pensato prima la Harbert, col suo storico Dolce Forno, e poi la Giochi preziosi, con la spiritosissima Friggi friggi. Il Dolce Forno era un vero e proprio fornetto in miniatura, capace di cuocere i cibi con il calore di due comuni lampadine da 100 Watt, corredato di ciotoline, teglie, un piccolo mattarello ed un mini libro per le ricette. Semplicemente geniale. Della stessa linea furono poi commercializzati anche altri prodotti, sempre per piccoli apprendisti cuochi e pasticceri (dalle crêpes alle granite, dai gelati alle patatine).


Dal canto suo la Giochi preziosi si preoccupò di soddisfare i sogni rosolati dei mini amanti del fritto all’italiana, lanciando sul mercato la mitica Friggi friggi: a differenza del Dolce Forno che, seppur debolmente, funzionava sul serio, questa piastra era invece un semplice giocattolo col quale cucinare (per finta) bistecche e hamburgers in quantità; il divertimento stava nell’osservare i pezzi di carne che, pian piano, cambiavano colore per davvero, passando così da simil-crudi a finti fritti nel giro di poco.

Strofinando poi le bistecche, grazie al calore delle mani, si riusciva a riportarle al rosa chiaro pre-frittura, e il gioco poteva essere ripetuto all’infinito.
Tanto di cappello ai suoi creatori.
E voi, nella lotta fra Harbert e Giochi preziosi, per chi tenete?
Quale avreste voluto avere o quale avete realmente avuto da piccolini? Vinca il migliore!

domenica 1 luglio 2007

Denaro, pop music e acqua ossigenata

Stefano Zandri, nato il 4 giugno 1962 a Nova Milanese, comincia a farsi conoscere dal grande pubblico a partire dal 1983 con il nome d’arte (se proprio d’arte vogliamo parlare) di Den Harrow, assonanza demenziale nonché traduzione maccheronica della parola italiana “denaro”. Dopo un inizio come fotomodello nella Milano dei primi anni 80, Den pubblica To Meet Me, il suo singolo d’esordio, grazie all’allora punkettaro poco più che vent’enne Enrico Ruggeri, e nell’85 lancia Overpower, il suo primo album.


Le hit più famose (diciamo pure “famose”) firmate Dan Harrow sono Mad Desire, Catch the Fox e Bad Boy, grazie alla quali verso la fine degli anni 80 taglia il traguardo dei 20 milioni di dischi venduti ( 1987 Day by day; 1988 Lies ; 1989 The best of Den Harrow).

Pensate che nel 1988 è rimasto in classifica in Germania ed Inghilterra per dodici mesi ininterrotti, conquistando addirittura un Grammy ai danni dell’impareggiabile Micheal Jackson! Non contento, considerato il successo internazionale ottenuto cantando in inglese, Stefano/Dan/Denaro/Harrow ha persino avuto l’idea di utilizzare un ulteriore pseudonimo al proprio nome d'arte, presentandosi alle varie interviste come Manuel Stefano Carry ed asserendo d'essere nato negli USA, a Boston.

Che l’acqua ossigenata gli fosse arrivata al cervello? Recentemente apparso nell’ultima edizione del reality “L’isola dei famosi”, oggi di lui, più che i dischi, rimangono le lacrime versate in diretta tv all’idea che la fidanzata potesse tradirlo.

Per chi se le fosse perse:

http://www.youtube.com/watch?v=29FpJUZEBOU